La lettura dell'ebook «Gli anni dell'antimafia» mi ha suscitato una forte commozione: dodici interviste a uomini che hanno dedicato la loro esistenza contro la mafia. Pio La Torre, il generale Della Chiesa, i magistrati Falcone e Borsellino. Da leggere per comprendere come la politica era colpevole allora per aver trattato con la mafia ed oggi per le verità nascoste.
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Scritto da webmonster il 13/09/12
Gli anni dell'antimafia, l'ebook proposto da Repubblica a 99centesimi, è un documento storico da consigliare a tutte le scuole. Un esempio di educazione civica, uomini delle Istituzioni che sacrificano la loro Vita per gli ideali nei quali credono, pilastri di ogni democrazia che si rispetti: giustizia, libertà e senso dello Stato.
Pio La Torre, leader comunista nato nella borgata palermitana di Altarella Baida nel 1927 e ucciso a Palermo il 30 aprile del 1982 Carlo Alberto dalla Chiesa, generale dei Carabinieri e prefetto di Palermo, nato a Saluzzo in Piemonte nel 1920 e ucciso a Palermo il 3 settembre 1982. Giovanni Falcone, magistrato, nato a Palermo nel 1939 e ucciso tra l'aeroporto di Punta Raisi e Palermo il 23 maggio 1992. Paolo Borsellino, magistrato, nato a Palermo nel 1940 e ucciso a Palermo il 19 luglio 1992.
Dodici interviste, dodici capi d'accusa, dodici pugnalate inferte da schegge impazzite dello Stato a parti sano dello stesso Stato.
Perchè leggendo le storie di questi eroi moderni si resta turbati, quasi la loro fine fosse annunciata. Dodici storie diverse nel tempo eppure con un elemento comune: l'isolamento e la diffamazione alimentata nei loro confronti è il preambolo dell'attentato mafioso. Il sodalizio tra politica e cosa nostra l'irraggiungibile verità, i rapporti tra istituzioni e criminalità organizzata l'innominabile patto, il segreto che ogni politico corrotto si porterà fino dentro la tomba negandone sempre l'esistenza.
Negli anni novanta l'attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fu Ministro degli Interni (precisamente dal 1996 al 1998, governo
Prodi): immagino che, come inquilino del Viminale, abbia letto qualche relazione su quelle maledette bombe tanto di moda in quegli anni bui.
E allora perché continua a chiedere la verità sul rapporto tra Stato e mafia? Lui era uno degli attori di quel film dell'orrore, perché non inizia egli stesso a scoperchiare il pentolone raccontando ciò che conosce?
Presidente, legga il libro se non l'ha ancora fatto: capirà che non è mai troppo tardi per pentirsi.