Molte persone dimenticano che gli oggetti sono strumenti ad uso e consumo nostro, utili per migliorare la qualità della vita. Spesso, invece, diventiamo schiavi di ciò che è nuovo, per paura di romperlo o di consumarlo. Esiste un atteggiamento più sbagliato? La soluzione è la «botta liberatrice» ...
Monster's Blog
Scritto da webmonster il 24/10/12
«Mario, è bello il nostro nuovo bagno vero? Però, per cortesia, puoi usare quello di servizio?» è la supplica rivoltami sabato sera dalla padrona di casa.
Siamo a cena da amici, nel loro nuovo luccicante appartamento in centro città. Nell'aria è presente ancora l'odore del fresco tipico dell'ambiente immacolato. E' tutto perfetto, lindo e pinto. La toilette poi, di un'eleganza estrema, il lavandino un piccolo gioiello, un peccato usarli.
E difatti non li uso e vengo smistato senza imbarazzi nel piccolo bagno in fondo a destra, pratico ed efficiente.
Non ho dubbi: i miei cari amici sono schiavi della casa (e delle cose).
Mentre lavo le mani nel lavabo di riserva, mi guardo nel piccolo specchio ovale, sorrido sardonico e con la mente torno dietro nel tempo.
Anno 2001 a bordo della mia nuova e luccicante Skoda acquistata da poche ore, procedo lentamente in retromarcia lungo la discesa che mi porta nel garage, la "cassaforte" dove parcheggiare il bolide appena uscito dal concessionario. Seduto alla mia destra, lato passeggero, mio fratello borbotta: «Mario stai attento al muro ...».
«Tranquillo, conosco questa discesa a memor...» non riesco nemmeno a terminare la frase e sono già con la fiancata a strisciare lungo la parete!
Un rumore sordo mi conferma la botta: torno su, accosto, scendo e guardo la mia ex macchina nuova. Subito battezzata con un bel graffio bianco, ora è pronta all'uso senza timori reverenziali.
Le scarpe nuove sigillate in attesa dell'occasione giusta, la maglietta preferita chiusa nel cassetto, l'auto ferma in garage per evitare che la rubino, il bagno immacolato mentre ci si lava nel catino della nonna, la bottiglia di vino archiviata in attesa della serata esclusiva.
E poi giunge la giornata speciale: si recupera il vino dalla cantinola, la si spolvera e dopo averla stappata ... sorpresa! Il vino si è trasformato in aceto, nei bicchieri scorre un liquido disgustoso. Imbevibile, lo si deve solo buttare.
Esco dal bagno, torno in salotto dai miei amici, tra un'oliva e l'aperitivo in attesa della spigola al cartoccio racconto del mio incidente accaduto dopo poche ore l'acquisto dell'auto.
«Che peccato» farfuglia il padrone di casa mentre ingurgita un bocconcino di mozzarella, sembra non intuire l'antifona.
«Eppure quell'episodio, seppur negativo, ha cancellato ogni inibizione sull'uso della nuova macchina che - in fin dei conti - resta un oggetto, uno strumento da sfruttare, da utilizzare per migliorare la vita. Che senso avrebbe avere l'auto intatta nel garage se poi devo stressarmi a piedi o peggio ancora chiedere un passaggio ad un amico?» insisto convinto.
Il mio appello cade nel vuoto, l'argomento sembra non interessare gli affamati commensali.
«Non ci pensare Mario, ormai è passato. Piuttosto, prova questa pizza, è ancora calda» bofonchia la cuoca. «Però attento al tavolo, è nuovo» aggiunge serafica.