Ogni giorno, nel tragitto casa-ufficio, resto fermo per alcuni minuti al semaforo di piazza Capodichino a Napoli, in un grosso incrocio che congiunge Secondigliano con la tangenziale ed il centro della città.
La mattina, nell’ora di punta, l’intera piazza è presidiata dai vigili urbani che tentano di controllare il flusso di auto pazze guidate da persone già nervose alle 7,30 e pronte a sbranarti se non scatti al verde del semaforo come nelle partenze di un Gran Premio di Formula1.
In questo quotidiano caos metropolitano, con le centraline dello smog impazzite, le ambulanze che tra veloci zig-zag cercano di liberarsi dalla morsa del traffico, motocicli che invadono i marciapiedi rischiando di investire i pochi coraggiosi pedoni, autobus pubblici bloccati e con la strada in condizione disastrosa dagli eterni lavori per terminare la famigerata sopraelevata che un giorno salterà l’incrocio (lavori in corso da più di 20anni e non ancora terminati per la presenza di un palazzo lungo il percorso!), non posso non sorridere alla vista degli extracomunitari, i veri abitanti di piazza Capodichino, che cercano di vendere di tutto agli incavolati pendolari vittime ed artefici di ordinaria aggressività.
Eppure, i giovani africani dovrebbero essere loro gli incavolati ed i tristi, arrabbiati con il mondo intero per le sofferenze e lo sfruttamento a cui sono sottoposti ogni giorno ed alle continue umiliazioni a cui il destino li ha inchiodati.
Invece, se notate, spesso quando propongono il pacchetto di fazzolettini a 50centesimi ti sorridono, quasi fossero di buon umore nonostante le tante ore in piedi per strada sotto la pioggia, il freddo o il sole bollente.
Non riesco nemmeno a pensare da quale inferno sono scappati se reputano questo stile di vita accettabile o comunque una miglioria della loro esistenza.
Qualche mese fa, in un giorno qualsiasi, fermo all’incrocio in attesa del verde, uno di loro si avvicinò per vendermi un improbabile gadget dei Calcio Napoli e mi chiese: “ehi amico, sei triste?”.
Lui che combatteva ogni giorno per sopravvivere chiedeva a me che ho “tutto” perchè ero malinconico.
Evidentemente vide nella mia espressione mattutina infelicità ma vi assicuro che non lo ero affatto. Gli risposi subito “grazie amico ma non sono triste, non ne ho motivo.” ... e comprai il gadget per la simpatia che quel giovane ragazzo mi ispirò con la sua umanità.
E così ogni mattina li guardo, sono quasi sempre gli stessi ed oramai convivono con i vigili, più li osservo e più mi viene da riflettere, vedo come agiscono, quali reazioni suscitano negli automobilisti-arrabbiati, molti hanno i finestrini alzati per non essere disturbati, altri parlano con loro, alcuni offrono una sigarette di solidarietà.
Per la maggioranza degli automobilisti-incavolati gli extracomunitari che “vivono” al semaforo sono persone invisibili, quasi un fastidio e non un mondo da scoprire e capire.
Allora chi sono i mostri? Loro o la nostra indifferenza?
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