La storia di Abramo, il pesciolino rosso che da poco ho acquistato, mi ha indotto ad una profonda riflessione ed autocritica sul comportamento di noi uomini-mostro che usiamo gli animali come passatempo e soprammobili ...
Monster's Blog
Scritto da webmonster il 14/09/11
E' rinchuso ventiquattro ore al giorno in una gabbia senza aria, grande quanto una vasca. E' stato condannato all'ergastolo da un non noto tribunale dell'Asia orientale ed ora, senza appello, deve scontare la sua ingiusta pena.
Non ha diritti, nessuna organizzazione non governativa tutela la sua causa, i media non sono interessanti ad approfondire questa ordinaria
prepotenza che si consuma silenziosamente in ogni angolo del mondo, anche a casa mia.
Costretto a vivere la sua infelice esistenza in una cella disumana, viene privato totalmente della libertà. Non può scegliere, deve mangiare
due volte al giorno, una quantità minima di cibo che gli consente la sopravvivenza.
In molti casi (anche se non esistono statistiche ufficiali), sono state riscontrate delle morti inspiegabili per "troppo mangiare", una tortura per queste creature che, chiusi in uno spazio ristretto, davanti al cibo non riescono a fermare il loro istinto animalesco e si abboffano fino al decesso, forse considerato una redenzione.
Sto parlando dei Carassius auratus, un nobile nome scientifico per indicare una razza bistrattata e sottovalutata, i comuni pesciolini rossi.
Da qualche giorno ne abbiamo anche noi uno. L'ittiologo da cui l'ho comprato per la banale cifra di 2€ mi ha assicurato che è lui vende solo «esemplari di allevamento», vale a dire pesci che non sono stati sottratti al loro habitat naturale.
Vivere in una vaschetta è, in fin dei conti, per il nostro Abramo (così mio figlio l'ha battezzato) normale non conoscendo cosa voglia
dire nuotare apertamente in un laghetto, il luogo naturale dove dovrebbe nascere e crescere beato.
Invece, il povero pesciolino rosso, per soddisfare il divertimento di noi "uomini evoluti" è condannato all'ergastolo, rinchiuso in una
"cella" e ridotto ad un ornamento della cucina o del salotto.
Ogni mattina, mentre mi tiene compagnia durante la colazione, lo guardo nuotare nella sua piccola prigione. Mi ispira una forte simpatia ed allo stesso tempo una grande tristezza.
Perché non può essere libero? Forse solo perché è un «pesciolino» invece di un Panda?
Nessuna.
Sto esagerando? Sono pesante? E perché?
Sono entrambi esseri viventi ridotti alla prigionia finché non moriranno, condannati all'ergastolo da noi uomini-mostro, me compreso.